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Da più d'un secolo svariate filosofie della matematica ne indagano il carattere privilegiato di scienza esatta, riconducendola per lo più alla logica, rifugiandosi nel mondo delle idee. Questo libre propone di "rovesciare il telescopio" e restituire la matematica all'anima: quella stessa anima che crea la musica, inventa il mito, e definisce la legge plasma infine la scienza per eccellenza. "Tutti siamo uguali di fronte a qualcosa che noi stessi, e da noi stessi, abbiamo creato, dando alla nostra uguaglianza la forma di numeri e figure". In un'antologia di episodi che va dai pitagorici a Dedekind da Teeteto a Cantor, la matematica racconta sé stessa come liberamente generata dall'anime umano, pur rimanendo certa, immutabile, universale. L'autore sceglie il suo Virgilio: leggende Platone con occhi matematici, lo allontana dall'interpretazione scolastica che vede in lui l'architetto dell'Iperuranio. Dichiarato omaggio a Imre Toth, il saggio ne perpetua l'esempio di filosofia militante nel suo ribadire l'importanza politica di difendere il legame tra l'anima e la matematica: "Numeri e figure si lasciano filosofare addosso: la loro oggettività è compatibile con una pletora di spiegazioni e interpretazioni. Ma il miracolo non si ripete: negando all'animo umano la possibilità di generare dal sue intimo la vera conoscenza, l'uguaglianza e la giustizia divengono concetti relativi".